giovedì 1 aprile 2021

Revolutionary Road - Richard Yates

 

Tra le stradine tortuose di un tranquillo quartiere di provincia, nel gorgo indistinto di casette tutte uguali, due lucine sembrano scintillare più forti delle altre, sono quelle delle anime dei due protagonisti, Frank e April, ignari rappresentanti di una tragedia che sembra compiersi tanto sul misero palcoscenico di un teatro di provincia, quanto sul proscenio della vita reale. Come in una pièce teatrale mal riuscita, gli attori faticano a calarsi nei propri ruoli, fino a varcare inconsapevolmente il confine più rischioso di ogni tentativo rappresentativo, in cui sembra esista un punto preciso a partire dal quale l'intento artistico subisce una scissione incontrastabile e le probabilità con cui esso può dirigersi verso il successo, o rotolare inesorabilmente verso la pateticità si equivalgono. È qui che fantasia e realtà si sovrappongono, scivolando in una dimensione interpretativa del tutto nuova, in cui si finisce per sentirsi ridicoli e percepire drammaticamente il peso della propria goffaggine, non solo come attori ma anche come esseri umani. Sembra esserne tristemente consapevole Frank Wheeler, quando in una delle prime scene del romanzo, con immensa fatica e sudando copiosamente, si fa largo dietro le quinte del teatro dove il sipario è da poco calato sui volti imbarazzati della compagnia di filodrammatica, per raggiungere la moglie April, che come il lettore può già intuire, è in preda al turbinio emotivo causato dall'innegabile fallimento. Lo spettacolo che avrebbe dovuto suggellarne le capacità attoriali e renderle visibili persino a un manipolo di gente provinciale e incolta, è stato un fiasco totale. Frank però non riesce a mentirle, non riesce a sostenere ulteriormente l'impalcatura fittizia su cui si basano il più delle volte i compromessi delle relazioni umane, e le dice l'unica cosa che non avrebbe dovuto dirle. Ciò dovrebbe importare, soprattutto alla luce di ciò che accade dopo, se non fosse che lei, nel pieno della disillusione, non può essere compatita, né consolata. Siamo già davanti a quella che è la prima brillante inquadratura regalataci dal romanzo, il primo di tanti fotogrammi in cui i confini della comprensione reciproca sembrano sgranarsi sempre di più, mentre si infittiscono quelli dell'incomunicabilità, fino a giungere alla totale e irreversibile destrutturazione del rapporto tra i due amanti. Che sia per l'esaurimento di quella fonte da cui sembrava attingere il loro amore, o per l'incapacità di sopportare oltre i difetti dell'altro, i due alla fine non possono che subire passivamente la progressione del proprio destino. Non è più realizzabile infatti quell'opera di onestà che rappresenta il riconoscimento dei propri errori, se essa non è antiteticamente corrisposta. 
Frank e April annegheranno nel vuoto vorticoso della loro stessa ipocrisia, quando finiranno a subire gli stessi condizionamenti di cui si erano fatti censori, a raccogliere le infiorescenze velenose di una vita costruita di pregiudizi e stereotipi, senza poter fare altro che guardar capitolare tutte le ambiziose aspettative giovanili. È il fallimento di un amore, ma anche di un sogno, quello irrealizzabile di coronare un ideale che abbia il sentore di rivoluzione, di condurre una vita esattamente come la si era immaginata: vivere in una casa senza polvere, crescendo dei figli perfetti, imbastendo deliziose cenette e ignorando che possa subentrare alcunché a distruggere l'equilibrio perfetto. Le falle dunque non sono ammesse, seppur visibili ovunque: si rintracciano nelle pulsioni illecite che guidano gli istinti di Frank e April Wheeler verso la realizzazione di cliché da fedifraghi, nelle idee equivocabili di un pazzo che va e viene dal manicomio e le cui parole suonano, però, fastidiosamente vere, nell'impossibilità di una donna di vedersi riconosciuta la femminilità che le appartiene di diritto, se non quando si accompagni alla nascita di un figlio. 
Il copione della vita sembra ripetersi sempre allo stesso modo, seguendo un canovaccio di ataviche reminiscenze. Paradossalmente, non vi è nulla di rivoluzionario nelle vite dei protagonisti, se non l'ultimo disperato tentativo di sganciarsi dalla banalità delle proprie esistenze.