venerdì 27 gennaio 2017

Il labirinto degli spiriti - Carlos Ruiz Zafòn

Dovrei prefissare delle scadenze improrogabili per questo blog, delle date in cui scrivere un post, qualunque cosa accada, per non lasciar passare mesi senza scrivere nulla. Mi sembra che mi manchi il tempo per gestire bene il blog, o forse sono io che come al solito prendo le cose troppo seriamente, tanto più che al momento mi sento come in una sorta di limbo esistenziale in cui qualsiasi cosa faccia per dare una svolta positiva alla mia vita, pregiudica l'esistenza di un altro aspetto positivo. Una gioia esclude l'altra, insomma. E così avanzo e retrocedo in una giostra infinita. Posso sempre dare la colpa al processo di crescita, o meglio di invecchiamento, dato che non mi trovo più in quella fase della vita in cui si è giustificati per il fatto di non riuscire a rinunciare a niente. Mai come ora vedo la vita come un labirinto: c'è una sola strada per arrivare ma colui che attraversa il labirinto continua a perdersi, disorientato dalle colonne di siepi che tracciano infinite strade diverse. Non so se è un caso che io abbia partorito questa metafora dato l'ultimo libro letto, l'ultima fatica di Zafòn, che poi è quello di cui dovevo parlare in questo post. E quindi, eccomi di nuovo alle prese con le parole, per tentare di dare forma ai pensieri e a una descrizione che renda tutto il merito a questo libro.

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Il labirinto degli spiriti 

Esistono storie più intricate di un nodo gordiano, fatte di intrecci dai percorsi invisibili e apparentemente insolubili. Proprio come un abile intessitore, chi racconta queste storie, usa le parole come se fossero fili robusti per imbastire variopinte trame dagli infiniti risvolti. Zafòn pare un maestro in questo, forte, anche e soprattutto, di tutti quegli espedienti narrativi che sorreggono, come invisibili pilastri, l'impalcatura di una scrittura che nasconde maldestramente i suoi artifici e il segno di un costante labor limae, e che trasformerebbero persino la trama più insignificante in un romanzo di successo.
Il risultato è una storia da cui fluisce copioso un potente miscuglio di mistero, suspense e intrigo. È quel tipo di energia di cui i lettori, o i lettori come me, sono ghiotti.  Finisce che libri così, di 800 pagine, si fagocitano come niente. 
Il labirinto degl spiriti giunge a conclusione di un ciclo iniziato anni fa, con L'ombra del vento e il successivo Il gioco dell'angelo a fare da capostipiti nel circuito de Il cimitero dei libri dimenticati. Romanzi che, da adolescente invaghita non solo dei libri ma di tutto ciò che orbita loro intorno, ho amato e ora, da semi-adulta che non ha smesso di fare di pagine e inchiostro il centro gravitazionale della propria vita, amo, se possibile, ancora di più. 
Con una punta di amara nostalgia, che si riserva ai vecchi amici, si legge di un Daniel Sempere ormai adulto e di un Fermìn che non ha perso la sua verve umoristica e regala ancora parecchio colore alla penna di Zafòn, sempre imbrunita da atmosfere gotiche ed esemplarmente tenebrose. Una nebbia oscura avvolge quella che non è mai stata semplicemente uno sfondo, ma un'onnipresente comprimaria nelle rocambolesche avventure dei personaggi. Barcellona è meravigliosa, fosca e sublime nell'immaginazione di uno scrittore che sembra averne carpito i segreti più profondi e ce la rimanda in quella che probabilmente è la forma che più le si addice, coperta da nuvoloni neri e l'immancabile vaporosa oscurità che inghiotte e trasmuta fatti e persone. Su ogni cosa, ogni strada, ogni edificio, è impresso il marchio incofondibile di una maledizione di cui si tacciono le origini, ma di cui sono ben visibile le conseguenze deformanti.
Nel corteo di personaggi, via via presentati, di cui presto si perdono le tracce, o si dimenticano i nomi, spicca solitaria una figura femminile che nasce probabilmente da una genuina ammirazione per il femminino, per le risorse e la forza di cui le donne sono capaci, anche nei momenti più insospettabili. 
Alicia Gris è la carta vincente, l'affidataria di un'impresa che finora era toccata a un circolo esclusivo di protagonisti maschili, e in cui le donne figuravano come vittime o come semplici contenitori di amore e bellezza. Il corpo di Alicia, che pur di bellezza trasuda, è un ricettacolo di sfortuna che ne ha trasformato una buona parte in un groviglio di cicatrici e dolore, ma anche di intelligenza, impulsività e intraprendenza, che ne hanno fatto la prescelta per una missione dal grado di letalità elevatissimo. Alicia ha un unico indizio concreto da cui partire. Un libro prezioso e oscuro, di uno scrittore dimenticato, che la conduce, attraverso il Cimitero dei Libri dimenticati, in un gorgo di antichi e nuovi segreti di cui nessuno sospetterebbe l'orrore.
Come ogni libro che si rispetti, non manca di difetti, come la fine che giunge fin troppo in ritardo e il piccolo libro che chiude per sempre la saga, posto come ultimo capitolo, a fare da riassunto a quello che in ottocento pagine non si è riusciti a dire, o scene che se anche dipinte con l'intenzione della massima originalità, risultano fin troppo banali, reiteranti al punto da risultare distruttive per un romanzo che non ha bisogno di così tanti orpelli per mantenersi in piedi.
Ciò che non si dimentica dei libri di Zafòn è, come al solito, non tanto la trama, sebbene articolata e complessa, quanto la scrittura che ne anima ogni singolo dettaglio, di cui quasi ogni paragrafo riluce. Una forma personalissima che l'autore regala alle parole, componendo periodi magnifici che ne rappresentano, più di Barcellona, più dei personaggi travagliati, più dell'oblio che risucchia certe anime e della natura dei misteri svelati, l'inconfondibile marchio di fabbrica.

“Quella notte sognai di tornare nel Cimitero dei Libri Dimenticati. Avevo di nuovo dieci anni e mi svegliavo nella mia vecchia stanza avvertendo che la memoria del viso di mia madre mi aveva abbandonato. Nel modo in cui si sanno le cose nei sogni, sapevo che la colpa era mia e soltanto mia perchè non meritavo di ricordarlo e perchè non ero stato capace di renderle giustizia.”

5 commenti:

  1. Ciao Franzes, capisco benissimo la tua riflessione all'inizio del post. Anche io a volte penso di trascurare un po' troppo spesso il blog o ancora di caricarlo troppo di notizie. Non devi stare lì a pensarci e ripensarci perché tu fai del tuo meglio e soprattutto questa è la nostra passione, il nostro sfogo e tale deve restare. Per ciò che riguarda l'ultima fatica di Zafon, ero molto curiosa di leggere la tua recensione a riguardo. In effetti io ho letto solo "L'ombra del vento" che mi è piaciuto tantissimo e quindi volevo terminare tutta la saga. Da quello che leggo non mi sembri molto soddisfatta di quest'ultimo capitolo, probabilmente ti aspettavi di più, noi lettori ci aspettiamo sempre di più. Mi consigli lo stesso di leggere gli altri volumi? Un bacione

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    1. Ciao Annamaria! Sì a essere sincera, mi aspettavo tantissimo, e in parte le mie aspettative non sono state disilluse, ma pensavo di replicare l'esperienza fatta con l'Ombra del vento, libro che ho amato molto, probabilmente imbattibile da tutti gli altri della saga. Sono comunque contenta di averlo letto, e penso che sia meglio che la storia di Daniel e company sia finita qui e si sia conclusa in questo epilogo che è comunque di tutto rispetto.
      Grazie per il commento incoraggiante e le belle parole. Servono sempre. Un bacione e a presto! :*

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  2. Mi spiace leggere queste cose, ma, se può consolarti, succede anche a me si vivere certi 'momenti'. Non ti abbattere, perché non sei la sola 😉😊💙
    Complimenti comunque per le belle parole di questo post! Come sai, amo profondamente Zafon. Possiedo il romanzo, ma ancora non ho avuto l'occasione di leggerlo...forse perché, in cuor mio, non voglio volgere le spalle a Oscar e al Cimitero dei libri dimenticati 😊

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    1. Ciao Gresi! Che piacere leggere i tuoi commenti. Grazie per le belle parole! Per quanto riguarda il libro, hai ragione, è il capitolo conclusivo e leggerlo significa dire addio a quei personaggi che abbiamo amato. In fondo, però, non c'è nessuna fretta. Lo leggerai quando penserai che sarà il momento. A questo proposito, non vedo l'ora di leggere la recensione che ne farai. Un abbraccio e a prestissimo! :*

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  3. Io devo farmi coraggio e leggere il mio primo libro di Zafon, ho Il gioco dell'angelo che mi aspetta. Anche questo però mi incuriosisce :)

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