venerdì 28 giugno 2024

Chiedi alla polvere - John Fante


Porto male la mia età. La mia gioventù, così poco sfruttata, è un vestito che non mi è mai calzato a pennello. Il più delle volte però non me ne cruccio. In un certo senso mi compiaccio della mia vetusta personalità e mi lascio nutrire da un certo soffio malinconico quando, invece di uscire, scelgo di rimanere rintanata in qualche luogo accogliente a leggere un libro, mentre il resto del mondo è fuori a scalpitare, a sguazzare felice e contento in un vocio continuo che parla di idee, di esperienze, di avventure.
Ma leggere è sempre stato il mio modo di conoscere e imparare, e posso dire di aver appreso dai libri più che da ogni altra cosa. Ancora adesso, la mia giornata ideale comincerebbe in una libreria, tra migliaia di tomi che attendono solo di essere letti e scoperti, e finirebbe su un divano, a leggere un volume di migliaia di pagine, con una tazza di tè fumante in mano.
In uno dei miei viaggi in libreria, ho scoperto John Fante e il suo Chiedi alla polvere. Quella copertina in bianco e nero, con il nome di Fante vergato in rosse lettere cubitali, mi attirava come nient'altro. In un certo senso presentivo un'intesa perfetta, che effettivamente c'è stata. Forse Arturo Bandini è il protagonista con cui mi sono identificata di più finora, complice la sua, a tratti odiosa, a tratti esilarante, umanità.
Mai avrei pensato che ad animare un piccolo romanzo di duecento pagine, sarebbe stato un protagonista del tutto fuori dalle righe, così dissimile dagli eroi letterari a cui siamo abituati e che alla lunga risultano deludenti e poco realistici. La verità, che solo i grandi capolavori custodiscono, è che tra gli uomini non vi sono eroi e Arturo Bandini  ne è la prova eclatante. Alieno tra le tante astratte creazioni letterarie,  lontanissimo da quasiasi stereotipo letterario, chiaro alter ego di uno scrittore che al sogno della letteratura dedicò tutta la sua vita, fino all'ultimo respiro. 
L'esistenza di Arturo Bandini non si discosta poi tanto da quella di un ordinario essere umano, impegnato a districarsi in un gioco di alti e bassi e a fare i conti con una vita intassellata di pretenziose ambizioni e cocenti delusioni. Come tanti, prima e dopo di lui, sogna di diventare uno scrittore, e a questo sogno così prezioso sacrifica la necessità di trovare un impiego stabile, come farebbe un uomo coscienzioso. Al contrario, si trasferisce a Los Angeles, che diventa a tutti gli effetti una co-protagonista, tanto adatta a rimpinguare lo spirito creativo del personaggio quanto a scarnificarne il portafogli e insabbiarne le speranze nella polvere delle sue strade. Arturo è quasi sempre al verde, costretto a dipendere ancora dalla madre, quando non vi sono alternative. Eppure quel poco denaro di cui dispone, non resiste molto nelle sue tasche. Si capisce quando il protagonista ne spende anche l'ultimo cent per un caffè disgustoso nel bar dove incontra Camilla. Le tribolazioni di questi due personaggi, infelici in modo diverso, finiscono per intrecciarsi e costituire gran parte del romanzo, l'uno troppo impegnato ad appianare le infinite contratture di un'esistenza complicata, per fare spazio all'amore, e l'altra un'anima adombrata dalla crudeltà di un amore non corrisposto. Inebetito da qualcosa a cui lui stesso non può dare un nome, Arturo si lascia sfuggire le numerose occasioni di mostrare a Camilla la sua virilità, fino a quando ebbro di alcol e di amore, riesce finalmente nell'intento. Eppure neanche questo basta e persino l'amore si rivela un'illusione destinata a polverizzarsi col resto.
Chiedi alla polvere è un romanzo senza fine, in fondo, o piuttosto un cerchio perfetto, in cui la fine sembra ricongiungersi quasi perfettamente all'inizio, tra pagine venate alternativamente di sublime lirismo e di ironica amarezza. Impossibile non innamorsene fin dalle prime righe:

“Una sera me ne stavo a sedere sul letto della mia stanza d'albergo, a Bunker Hill, nel cuore di Los Angeles. Era un momento importante della mia vita; dovevo prendere una decisione nei confronti dell'albergo. O pagavo, o me ne andavo: così diceva il biglietto che la padrona mi aveva infilato sotto la porta. Era un bel problema, degno della massima attenzione. Lo risolsi spegnendo la luce e andandomene a letto.”

6 commenti:

  1. Questo è un altro dei tanti romanzi che prima o poi leggerò! Questo però forse prima del previsto 😊😊

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  2. ne ho sentito parlare, ma non l'ho letto mai, e la tua recensione mi incuriosisce parecchio :-)

    concordo anche sulla descrizione di giornata perfetta.. io da ragazzina spesso adoravo più quelle giornate in cui "opsssss!! Nessuno è libero oggi,sono sola", per avere la scusa per chiudermi nella mia stanza e leggere fino al tramonto... ^_^

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    1. sì, esattamente quello che facevo io, intere giornate passate a leggere, e non ha mai smesso di essere il mio passatempo preferito, anche se chiamarlo passatempo è un po' un'offesa...
      Grazie per il tuo commento, un abbraccio, a presto :*

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  3. Ciao ho appena scoperto il tuo blog e ad essere sincera devo dire che sei una delle poche blogger che conosco che scrive bene, si fa capire ed è concreta. Ho deciso di inserirmi tra i tuoi lettori fissi, perché leggendo le tue parole ho sentito che siamo anime affini ed io mi fido sempre del istinto.

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    1. Ciao Annamaria, benvenuta! Sono contenta che ti piaccia il blog, e il tuo complimento mi fa davvero piacere, dal momento che non mi ritengo mai soddisfatta di ciò che scrivo. Parlare di un libro poi, ho scoperto, è forse una dei compiti più difficili per un amante della letteratura. Credere di aver toccato l'anima profonda di un libro, assorbire le emozioni di cui è impregnata la scrittura e tentare di trasmetterle agli altri, è, ogni volta, una sfida per me ;) Grazie mille per esserti iscritta al blog, spero di risentirti presto, un bacione e un abbraccio e auguri per il tuo blog :*

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