domenica 29 marzo 2015

Il miniaturista - Jessie Burton


“Il funerale dovrebbe essere una cosa tranquilla, perché chi finisce nella bara non aveva amici. Ma le parole, ad Amsterdam, sono come l'acqua, intasano le orecchie e da lì comincia il marcio, e l'angolo orientale della chiesa è pieno. La donna osserva la scena al riparo degli stalli del coro, mentre membri delle corporazioni con le mogli si avvicinano alla tomba aperta come formiche al miele. Li raggiungono poco dopo impiegati della VOC e capitani di nave, reggenti, fabbricanti di dolci e infine lui, con il solito cappello a tesa larga in testa. La donna cerca di compatirlo. La pietà, a differenza dell'odio può essere chiusa in una cassa e messa da parte.”
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Nella Oortman è davanti al suo futuro. A separarli soltanto una porta e i segreti celati aldilà di essa, cose che lei non immagina neanche (e neanche noi), ansiosa com'è di essere accolta nella vita dell'uomo che ha appena sposato, felice che la sua esistenza da ragazza nubile si trasformi finalmente in un'esistenza da donna. Davanti a questa porta ci siamo anche noi lettori, già attaccati al destino di Nella dal momento stesso in cui ha tirato il battente a forma di delfino, trasportati da una corrente rapida di parole nel ritmo nevrotico delle frasi al presente. Quello che succede dopo, quando la porta si apre, è un turbinio di eventi che trascinano Nella molto lontano dalla vita che aveva immaginato per sé stessa, ma al tempo stesso, ravvivano la sua curiosità, mettono alla prova il suo coraggio, risvegliano le sue paure. 
Presto l'occupazione principale di Nella, oltre a cercare di sbrogliare l'intricata matassa di eventi disorientanti, diventerà arredare una casa in miniatura, con delle copie minuscole ma perfette di tutti gli abitanti della casa che riproduce: Nella, la nostra compatita protagonista, il marito sfuggente Johannes, la cognata indisponente Marin, i servi astuti Otto e Cornelia, e Dhana e Rezeki, i cani fedeli. Per farlo Nella si rivolgerà al miniaturista, figura ombrosa ed evanescente, che nel libro non sembra essere niente più che un nome sulle Pagine di Smit, un registro di tutti gli artigiani ed esercizi della città. Nella e il miniaturista non si incontrano mai, se non nello scambio reciproco di messaggi scritti, nell'inquietante identicità della vita custodita tra le mura della casa e le figurine plasmate dalle abili mani del miniaturista. 

Di accadimenti e colpi di scena, questo romanzo è pieno. Ciò che gli manca è quello che amo di più delle storie,  è quel piccolo dettaglio che trasforma eventi bizzarri in storie credibili, la potenza narrativa che filtra gli eccessi della fantasia e la rende compatibile con il reale, pur rimanendo esattamente il tipo di evasione favolistica che stiamo cercando, la storia che vogliamo sentirci raccontare.