Titolo originale : Bees
Pagine: 392
Bees, La fortezza delle api è la cronaca della vita di uno stuolo di api, una fiaba bucolica che diventa distopia quando un'anomala diversione si insinua nel naturale assetto dell'alveare. Una storia fantasiosa che ha un famoso precedente: ne La fattoria degli animali di Orwell, gli animali di una fattoria parlano, pensano, sentono, e lo fanno anche lucidamente. Unico loro ragionevole chiodo fisso: ribellarsi al dominio prepotente degli uomini e conquistare il potere. Ma qui in Bees, dell'uomo non vi è che una debole e lieve traccia. C'è più di Hunger Games, rispetto a cui è lampante la sovrapposizione dei temi, come la divisione in caste, e uguale la distorsione dello spirito sociale a beneficio di un solo gruppo che per forza e caparbietà è riuscito a imporsi sugli altri, nonostante i propositi discutibili. Il mondo delle api si prestava perfettamente alla costruzione di un romanzo distopico. Le api, come altri insetti, sono individui sociali e come tali rispettano un sistema di rigide regole in cui il benessere collettivo viene sempre prima di quello del singolo ed è così importante che a esso le api sacrificano persino la propria vita.Nell'alveare gemmato dalla fantasia di Laline Paull, le cose non vanno esattamente così. Conosciamo subito Flora 717 che dal momento in cui sbarca nella Sala degli Arrivi, sa già chi è, cosa fare e dove andare. Impossibile non prenderla a cuore. Le api sono migliaia, tra di loro si chiamano sorelle e la loro costituzione conta un'unica legge: "accettare, obbedire, servire". Per Flora 717 e le sue compagne, il rispetto di questa legge è un compito a cui prestarsi senza avanzare pretesti. Ogni giorno le api esploratrici escono a bottinare con intrepida operosità, impollinano i fiori e perlustrano le vicinanze dell'alveare, per poi tornare nei propri esagoni di cera, cariche di nettare con cui nutrire le larve, leste e impeccabili nell'adempimento del loro compito: proteggere, nutrire, fortificare l'alveare.
Costanti e pertinaci sono anche perfettamente organizzate: dalle caste più misere a quelle più in vista incontriamo le spazzine flora, le bottinatrici stoppione, le guardiane cardo, le convolvolo, le salvastrella, le sacerdotesse salvia, e infine al centro di tutto, la Santa Madre, sacra quanto la Mente dell'alveare, alias la regina, dal primato indiscutibile, amata e riverita dalle api e da cui loro sono riamate.
Quest'idillio dorato è presto inquinato dalla minaccia sovversiva che ogni sistema rigido e composto ha incluso nel proprio pacchetto. Flora 717 è una spazzina ma qualcosa la distingue dalle altre operaie della sua casta. È intelligente e sa parlare, come le api delle caste più elevate, particolarità che le consentiranno di ascendere al ruolo di ape bottinatrice, grazie al coraggio e alla temerarietà dimostrati, di avere accesso alle stanze della regina, di annusare i pannelli della biblioteca dove sono custodite le sei Storie degli Odori, di esibirsi nella complessa danza con cui le api si comunicano le informazioni sul territorio, di ottenere infine la stima delle sorelle. Tutto regolare, fintantoché Flora non scopre di avere lei stessa un segreto da custodire.
Dentro Bees c'è un alveare di vivacità e colori, c'è il ronzio flagrante delle idee nuove, delle storie che sanno stupire e tenere compagnia e soprattutto ci sono le api, che lo confesso, mi ispirano un'enorme simpatia. Profeticamente Einstein disse che l'uomo non resisterebbe neanche quattro anni se improvvisamente dovessero estinguersi le api. Il miele, la propoli, la cera d'api e la pappa reale non esisterebbero più, e nemmeno il polline viaggerebbe più da un fiore all'altro. Qualcuno ha dedicato un romanzo intero a questo popolo di laboriose benefattrici, un libro che potrebbero adorare persino quelli che non sono dei veri e propri bee lovers.
“Era schiacciata nella celletta e l'aria era calda e fetida. Tutte le articolazioni del corpo le bruciavano per via di quel frenetico agitarsi contro le pareti; aveva la testa premuta contro il torace e le zampe contratte dai crampi, ma i suoi sforzi non erano stati vani: una parete stava per cedere. Scalciò con tutte le sue forze e sentì che qualcosa si incrinava e si spezzava. Spinse, strappò e morsicò, fino ad aprire un varco che comunicava con l'aria fresca.”