Editore: Harvill Secker
Pagine: 77
Prezzo: 16,50
Mentre torna a casa da scuola, il giovane protagonista di The strange library, si chiede come venissero riscosse le tasse nell'impero Ottomano. Va quindi in libreria per trovare qualche libro sull'argomento. Quando chiede informazioni gli viene detto di andare nella stanza 107. Qui, uno strano vecchietto dall'aria inquietante, costringe il ragazzo a leggere degli enormi tomi sull'impero Ottomano. Per leggerli però il ragazzo dovrà servirsi di una speciale stanza per la lettura che si trova alla fine di un lungo labirinto nei sotterranei della biblioteca.
Ha l'intensità di un breve incubo molesto, questa nuova storia di Murakami. Se ne è infastiditi e insieme allettati, come succede spesso nei sogni, che ci portano dove non vogliamo ma non possiamo fare a meno di andare, ai limiti della nostra coscienza, negli spazi inesplorati durante il giorno, che inevitabilmente ci risucchiano quando siamo al buio, incoscienti e indifesi.
È difficile credere che qualcosa come quello che è raccontato in The strange library, possa accadere veramente, ma questo è il senso delle illusioni create da Murakami, il valore aggiunto della sua scrittura stravagante e onirica, la negazione di tutto ciò che è verosimile e reale, la percezione che le cose vere possano trovarsi solo alla fine di un sogno, dove non si arriva mai tutti interi, ma sempre a pezzi, confusi e stanchi come alla fine di tutti i viaggi che hanno come meta noi stessi, il fulcro della nostra mente popolata da mostriciattoli, il centro del nostro cuore abitato da paure indicibili e terrificanti.
Allora risulta facile credere a tutto quello che ci viene propinato durante la lettura, persino a quello che sembra illogico ed eccepibile, si lascia fare tutto, a Murakami, ci si lascia condurre dentro a un labirinto immenso, come se fosse uno scherzo che finirà presto, un gioco in cui possiamo inventare tutto, reinventare persino noi stessi ma ogni parola che diciamo o sentiamo giunge alle nostre orecchie come l'eco di una vita che abbiamo già vissuto e che non ricordiamo più, che ci appare quindi vicina ma allo stesso tempo distante.
I dialoghi sono forse ciò che amo di più dello stile di Murakami, i personaggi dicono sempre qualcosa che non mi aspetto, qualcosa che deve sembrare ragionevole nella loro ottica, e che nel mondo reale non lo è, qualcosa che alla fine si è costretti ad accettare, un'allucinazione che soppianta la realtà fino a prenderne completamente il posto. L'effetto è uno straniamento totale dai comuni codici di comportamento che ci impongono di non dire cose strane, di fare discorsi che abbiano un senso pratico, di applicare alla realtà i filtri che usiamo ogni giorno e che ci permettono di interpretarla lucidamente. Murakami con le sue storie ci invita a deporre questi filtri e a costruirne di nuovi, un nuovo paio di occhiali che funzionino come una potente lente di ingrandimento, per scandagliare la realtà fino al punto in cui credevamo di non poterla più distinguere.
Lievemente più inquietante di qualsiasi altro suo lavoro, forse al pari finora solo di Dance dance dance e L'elefante scomparso e altri racconti, questo breve racconto è così murakamiano che potremmo attribuirne la paternità anche senza il suo nome scritto a caratteri cubitali sulla copertina.
Sono quattro stelle, e non cinque, per la brevità del racconto, per il carattere inquietante della storia e dei personaggi, per il finale che non mi ha proprio convinta.
Lievemente più inquietante di qualsiasi altro suo lavoro, forse al pari finora solo di Dance dance dance e L'elefante scomparso e altri racconti, questo breve racconto è così murakamiano che potremmo attribuirne la paternità anche senza il suo nome scritto a caratteri cubitali sulla copertina.
Sono quattro stelle, e non cinque, per la brevità del racconto, per il carattere inquietante della storia e dei personaggi, per il finale che non mi ha proprio convinta.
Ho letto poco fa "sonno" di Murakami, è stata la sua prima lettura. Più in avanti vorrei leggere qualcos'altro di suo, ma non saprei da dove partire. Un consiglio? :)
RispondiEliminaciao! sono felicissima che tu me lo chieda visto che è il mio autore preferito :) In ordine i libri di Murakami che ho più amato sono:
RispondiElimina1. "Kafka sulla spiaggia" - per me rimarrà sempre il più bel libro di Murakami. Molti ti direbbero la stessa cosa, perché a quanto pare è il preferito di quasi tutti.
2. "Norwegian wood, Tokyo blues" - ti consiglio di leggere questo se ti piacciono le storie un po' tristi e delicate
3. "La fine del mondo e il paese delle meraviglie" - altro romanzo che gli è riuscito benissimo, come anche "L'uccello che girava le viti del mondo."
Non mi resta che augurarti buona avventura con questo scrittore fantastico!