Titolo: Gli amori difficili
Autore: Italo Calvino
Pagine: 230
Edizione: Oscar Mondadori
Sono tredici gli amori difficili raccolti in questo volume. Brevi racconti in cui trovano spazio le vite ordinarie di personaggi ordinari. Potremmo benissimo esserci noi tra le pagine, noi persone comuni, che pensiamo di non aver nulla da raccontare, noi che viaggiamo in treno, che leggiamo un libro sulla spiaggia, che guardiamo il mondo attraverso un paio di occhiali, fotografiamo, scriviamo una poesia. Potremmo essere noi i protagonisti di un amore difficile, quello spazio bianco e incolmabile tra una riga e l'altra, tra noi e il mondo, tra noi e un'altra persona, che tentiamo inutilmente di riempire di sentimenti e di emozioni senza far altro che concedere ulteriore tempo all'avidità dei pensieri inconfessati.
È un amore difficile quello che impedisce al fante Tomagra del primo racconto di trovare il giusto approccio per comunicare con la vedova seduta accanto a lui, per trasmetterle anche solo una parte di sé, anche se non si conoscono, se non si sono mai visti.
Un amore difficile quello della signora Isotta con sé stessa, costretta durante un bagno a mare a rimanere sola col suo corpo per aver perduto il costume in acqua , o di Amedeo con la villeggiante con cui si trova a condividere un pezzo di spiaggia.
Un amore difficile separa e avvicina due sposi che non si incontrano mai per via dei turni di lavoro, che vorrebbero stare più tempo insieme ma non trovano il modo di comunicarsi il reciproco desiderio.
E così via, ogni amore difficile è un'avventura, che ci coglie impreparati in un momento qualsiasi della nostra vita, e rende astratti i nostri sforzi di comunicare con gli altri o con noi stessi e sempre più tangibile il bisogno di farlo.
"Un paese incastrato in uno spacco tra quelle alture s'allungava tutto all'in su, le case una sopra l'altra, divise da vie a scale, acciottolate, fatte a conca nel mezzo perché vi scoli il rivolo dei rifiuti di mulo, e sulle soglie di tutte quelle case c'erano una quantità di donne, vecchie o invecchiate, e sui muretti, seduti in fila, una quantità di uomini, vecchi e giovani, tutti in camicia bianca, e in mezzo alle vie fatte a scala i bambini per terra che giocavano e qualche ragazzetto più grande disteso attraverso la strada con la guancia sul gradino, addormentato lì perché ci faceva un po' più fresco che dentro casa e meno odore, e dappertutto posate e in volo nuvole di mosche, e su ogni muro e su ogni festone di carta di giornale attorno alle cappe dei camini l'infinita picchiettatura degli escrementi di mosca, e a Usnelli venivano alla mente parole e parole, fitte, intrecciate le une sulle altre, senza spazio tra le righe, finché a poco a poco non si distinguevano più, era un groviglio da cui andavano sparendo anche i minimi occhielli bianchi e restava solo il nero, il nero più totale, impenetrabile, disperato come un urlo."
Tutte queste storie sono più che mai attuali, e non potranno che continuare a esserlo. Lo stile di Italo Calvino rende piacevole ogni lettura, senza enfatizzarla con parole inutili e superflue, raccontando solo il necessario. L'ordinario così diventa straordinario, ci conduce verso la fine che giunge inaspettata e ci lascia ancora un po' immaturi per comprendere il senso profondo di ogni storia.
Alla fine dei tredici racconti, si trovano per ultime due storie che compongono la seconda parte del libro, La vita difficile.
La formica argentina e La nuvola di smog, fanno luce sulle piccole difficoltà della vita. Ho trovato queste due storie, più piatte e più difficili da leggere ma complessivamente piacevoli.
Ho un debole per Calvino, per la sua scrittura semplice ma straordinariamente evocativa. Rileggerei mille volte le frasi che concludono ogni racconto e che sembrano contenere tutta la poesia risparmiata dal resto della storia, che arrivano come dolci proposte a voltare pagina, sulla prossima storia, sul prossimo racconto.
"Alla stazione Termini, il primo a saltar giù dal vagone, fresco come una rosa, era lui. In mano stringeva il gettone. Nelle nicchie, tra i pilastri e gli stand, i telefoni grigi non attendevano che lui. Infilò il gettone, fece il numero, ascoltò col batticuore il trillo lontano, udì il - Pronto...- di Cinzia emergere ancora odoroso di sonno e di soffice tepore, e lui era già nella tensione dei loro giorni insieme, nell'affannosa guerra delle ore, e capiva che non sarebbe riuscito a dirle nulla di quel che era stata per lui la notte, che già sentiva svanire, come ogni perfetta notte d'amore, al dirompere crudele dei giorni."
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